Opere in prosa

 

Nel dicembre 2013 Alberto Molinari - rivolgendosi agli amici ai quali, da tempo, destinava quanto andava pubblicando settimanalmente sulla terza pagina de “La Nuova Cronaca di Mantova”, diretta da Werther Gorni - così comunicava loro la propria decisione di raccogliere in unico volume i racconti pubblicati nel corso del 2012.

            Carissimi amici - egli diceva - ma sì!.. me l’ero ripromesso!.. e, soprattutto, l’avevo promesso a coloro che - fra gli amici destinatari di questi fogli di un diario scritto dal bordo della piccola barchetta sulla quale da molto tempo ormai continuo a navigare - me l’avevano ripetutamente richiesto, esortandomi: “I tuoi racconti devi assolutamente raccoglierli in un libro! Altrimenti avranno avuto la vita effimera di un giorno... e non lo meritano! Troverai senz’altro un editore... basta cercarlo... ce ne sono tanti!”

            La gente pensa - anche gli amici più cari - che gli editori siano una specie angelica di munifici protettori di studiosi e artisti (o pretesi tali), dedita appunto a destinare le proprie infinite disponibilità economiche alla trasformazione in carta stampata delle ambizioni letterarie dei comuni mortali (questi ultimi, invece, di tali disponibilità economiche assolutamente sprovvisti!), ignorando generosamente, come trascurabile particolare, l’ipotesi di trarre un guadagno o almeno un compenso da tale loro atto di liberalità.

            Eh no, signori!.. Le cose non vanno proprio così!..   Se si eccettuano i casi - ormai, di questi tempi, in via di scomparsa - delle lodevoli iniziative di alcuni istituti bancari (ma poi, alla fine, si sa come va a finire, soprattutto in certe zone della Toscana...), gli editori, di libri e di quant’altro, sono solamente - e, di questi tempi, inevitabilmente, aggiungo io - dei comuni, normali, semplici imprenditori i quali - qualora dalla loro intrapresa appaia probabile una giusta remunerazione - vi si avventurano, altrimenti se ne ritraggono scuotendo la testa.

            Sì - voi mi dite - “ma i tuoi racconti piacciono, sono piaciuti, lo sai, quando sono apparsi sul giornale, quindi...”   No, non ci siamo capiti, il punto non è se l’oggetto piaccia o non piaccia - se, cioè, abbia o non abbia un intrinseco contenuto - il punto è a quanti piaccia, invogliandoli all’acquisto e se questi “quanti” siano o non siano in numero sufficiente a coprire i costi di stampa e di diffusione di un’edizione libraria tradizionale, garantendo al tempo stesso la remunerazione del capitale investito nell’impresa. Questo è - piaccia o no - l’ovvio ragionamento dell’editore e io lo rispetto. È inutile, a tal punto, addentrarsi in considerazioni di natura filosofica o estetica o politica del tipo... “ecco perché l’editoria si concentra, in sua massima parte, su opere di natura sentimental-romantico-patetica oppure di gossip oppure di autori la cui notorietà è già affermata (e, in molti casi, sostenuta a costo di sudditanze allegramente accettate e condivise)!.. ecco perché!.. “. Cari signori, così va il mondo!.. dobbiamo farcene una ragione... e pensare ad altro!

            Così ho rifiutato (sarebbe stato un diabolicum perseverare dopo il primo episodio di Scarfòi) l’ipotesi - di vago sapore onanista - di essere l’editore di me stesso e ho altresì respinto l’alternativa  - questa accomunabile a un vile amor mercenario - di contribuire in toto o in parte ai costi dell’editore.   

            Ho acceduto, invece - ed è la seconda volta che lo faccio, la prima essendo occorsa quando stampai, mesi fa, Mèşe préde - all’offerta pubblica di  ilmiolibro - Gruppo Editoriale L’Espresso (ma altre ve ne sono sul mercato), che dà sostanzialmente l’opportunità di predisporre la stampa digitale dell’opera e di porla in vendita sul sito dell’organizzazione editoriale ad un prezzo di stampa ragionevole più i costi di spedizione al domicilio dell’acquirente. Quale il vantaggio? L’autore non sostiene costi che non avrebbero ragione di essere e l’acquirente paga solo le copie che acquista (anche una soltanto) ricevendo comodamente il libro a casa propria. Quale il costo globale per l’acquirente? È sufficiente che l’autore - come io faccio solitamente - rinunci a qualsiasi ipotesi di guadagno e il costo globale si allinea perfettamente a quello di un libro acquistato in libreria, né più né meno.

            Così ora sapete come fare, mai voleste scrivere qualcosa e farla conoscere a chi potrebbe interessarsene,.. fottendo (passatemi il termine volgare ma icastico) editori non necessari e librai non sempre corretti.