Scarfòi - Ricordanze mantovane
Dopo le prime due plaquettes - La poiana (2007) e On’altra poiana (2008) - dedicate a una ristretta cerchia di am ici (testualmente “pri mè amich e le sò spoşe”), nel dicembre 2011 il volume di oltre cento poesie, scritte interamente in dialetto mantovano, Scarfòi - Ricordanze mantovane, edito da L'Artificio, con prefazione di Mario Artioli e illustrato internamente da sedici grafiche d'arte di Claudio Molinari, viene presentato alla Sala Norlenghi della Fondazione Banca Agricola Mantovana con l'intervento di Giorgio Bernardi Perini, Mario Artioli e Renzo Dall'Ara.
Scarfòi comprende 110 liriche, ordinate secondo un criterio strutturale che non ricalca l'ordine cronologico della composizione. Il libro è ripartito in tre ampie sezioni, ciascuna con un proprio titolo che funziona da catalizzatore delle occasioni in grado di accendere l’interruttore del ricordo.
I temi Alberto Molinari ha scelto come titolo per il suo libro la parola Scarfòi, ovvero – soccorre il vocabolario mantovano di Ferdinando Arrivabene – “cartocci della pannocchia del grano turco, che servono per lo più a empire i pagliericci”, vale a dire lo scarto che resta sull’aia dopo la spannocchiatura. Il significato di questa parola che entra nel titolo della prima poesia del libro, posta proprio sulla soglia dell’intera raccolta, e ricompare come ultima parola della composizione, dopo sei quartine di impeccabili endecasillabi piani e tronchi, si svela per tappe successive.
Qui lo scavo à rebours nella memoria riporta un tempo scorso, con la pungente nostalgia di una non recuperabile distanza, di una perdita davvero definitiva (come già preavverte acutamente l’insistenza anaforica al principio di ogni quartina: A l’era la mè piana…). Il nastro del passato corre per cinque strofe nella descrizione di una rigogliosa campagna (on gran bèl sit ), di un lavoro attento, paziente e faticoso che ha dato buoni frutti ( … e ’l formentón / l’ha fat le sò panòce/ … / ch’i ha inpinì on spropòsit da sgorbón ). Il campo del granturco spoglio, a fine estate, diventa dichiarata m etafora della vita ormai consumata, prosciugata, di cui restano desolatamente solo gli scarti ( … da ‘sta vita mia / am rèsta sól, par tèra, di scarfòi ). Ecco i òć mòi , ecco al cör c’a trema, e illuminano il motivo che percorre l’intero libro in modi talvolta elegantemente leggeri, talvolta amaramente riflessivi: la rivisitazione sentimentale del passato, con le sue vicende, i suoi personaggi, i suoi dolori e i suoi amori.
La prima sezione (In sla basóra) raccoglie le liriche ispirate da fatti individuali di varia natura che sono l’espressione di una introspezione ancora pacata se non serena, quando - cioè - ci si guarda dentro ma ci si sente sempre in rapporto con il mondo esterno, che si comprende e si condivide. Le poesie della seconda sezione (Le schìtne dal tramónt), ispirate da fatti individuali specifici hanno la comune caratteristica di essere il frutto di improvvisi lampi della memoria e dell’emotività che si pensava sopita. La terza sezione (Santa Lüsia) è costituita da liriche ispirate da fatti ambientali circoscritti, tutte ben caratterizzate dalla comune appartenenza ad un filone di mantovanità documentata e condivisa.
LEGGI LE RECENSIONI: Lombardi nel Mondo.doc; La Cittadella 28 X 2011.jpg; La Voce di Mantova 5 XII 2011.doc (95,5 kB); Postfazione di Giorgio Bernardi Perini 17 II 2012.doc; Gazzetta di Mantova 10 XII 2011 copia.jpg
L'opera può essere richiesta direttamente all'Autore (meseprede@gmail.com), il quale sarà lieto di farne omaggio, sino ad esaurimento delle residue disponibilità.